Pare che ai nostri giovani certi lavori, certe professioni, non interessino.
Nel nostro Paese gli immigrati lavorano, tutti. E, se non sono disoccupati, è perchè evidentemente agli italiani quelle posizioni non interessano.
Gli italiani certi mestieri non li vogliono più fare.
Il punto è capire perchè non li vogliono più fare. Perchè non hanno voglia di lavorare? No.
A mio parere è perchè nell’ultimo quarto di secolo c’è stato un sistema politico, sociale, scolastico, un sistema intero, che ha svlutato il lavoro manuale a favore di quello immateriale.
Negli anni 60 un operaio era rispettato, aveva dignità e riconoscimento sociale.
Poi è arrivata la globalizzazione e con essa l’idea che la grande rivoluzione tecnico-scientifica avrebbe messo fine alla fatica del lavoro.
Ed è cominciata una campagna di svalutazione dei lavori manuali, considerati residuo di un mondo industriale passato.
E’ stata la nostra società a spingere i suoi figli verso lavori diversi.
Certamente, con le condizioni di lavoro attuali, un giovane non aspira a lavorare in un cantiere, in una fabbrica e, sicuramente, una ragazzina non sogna di fare la badante.
Mentre gli immigrati accettano: soprattutto per condizioni di inferiorità e spinti dal bisogno.
Gli immigrati nel corso dell’ultimo anno, hanno subìto la disoccupazione più degli italiani arrivando ad un tasso del 14% contro il nostro 8%.
Lavorano per uno stipendio che di media è il 30 per cento inferiore ai nostri, spesso in nero, senza sicurezza, al limite della condizione di schiavitù.
Pur di avere un lavoro vanno a raccoglire i pomodori a tre euro all’ora.
Il futuro dei giovani italiani lo vedo grigio!
Però, se recentemente i giovani del Medioriente hanno scardinato delle dittature, penso che oggi i giovani italiani possano e debbano chiedere di restituire dignità al lavoro.
Ci vorrebbe un cambiamento!
Con quali tempi?
Il tempo era già ieri, anzi, l’altro ieri. Ma non è mai troppo tardi!
Mortara 23/5/2011 gdeambrogi@virgilio.it